domenica 4 novembre 2012

La donna dei fiori di carta di Donato Carrisi




 
 Bello, bello e inaspettato.
Carrisi, dopo che con i suoi precedenti romanzi thriller, “Il suggeritore” e “Il tribunale delle anime, ha meritato il titolo di “maestro del brivido” si concedete il gusto di raccontare, nel senso che si regala una narrazione di contenuto fantastico o realistico di minore estensione rispetto al romanzo, come un vero e proprio aedo della tradizione orale di un tempo.
Di più, scrive il Racconto dei racconti.

Riprende una delle sue prime commedie scritte per il Gruppo Teatrale Vivarte, musicata dal suo socio Vito Lo Re, “Il fumo di Guzman”, e inizia ad innestare una serie di racconti con collegamenti semplici ma efficaci nella narrazione.
 


Il fronte dolomitico del Monte Fumo
Il canovaccio del Racconto è una battaglia della prima guerra mondiale, avvenuta nei primi giorni dell'Aprile del 1916 su fronte dolomitico, in cui i nostri alpini conquistarono una cima a cavallo del confine tra Italia e Austria, il Monte Fumo (per l'appunto!). Nella notte tra il 14 e il 15 Aprile, un medico austriaco tenta di evitare la fucilazione ad un prigioniero italiano, cercando di fargli confessare nome e grado, rendendolo così merce di scambio, prezioso salvacondotto in quella realtà distorta della guerra faccia a faccia che ha segnato la nostra storia.
 
Il prigioniero inizia la confessione legandola alla risposta a tre interrogativi: chi è Guzman? chi sono io? chi era l’uomo che fumava sul ponte del Titanic che stava affondando?
 
Sulla scia del fumo di Guzman iniziano racconti di storie che ci portano in tempi lontani e in paesi diversi, dall’ermafrodita Madam Li alla affascinante signora Eva Mòlnar, da «i fumi di sapone nei cieli di Marsiglia» alle «montagne cantanti della Cina».

L'unico filo conduttore è l'amore, per una donna, per la montagna, per il fumo e per il raccontare.

Il medico, che riesce a trarre poesia e narrazione anche dalle ultime parole che i suoi commilitoni prima di spirare, si ritrova così a far parte della trama dei racconti, con la sua storia d'amore nata grazie alla dedizione di una infermiera che lo conquista con 26 fiori di carta, recitanti opere di Shakespeare, Ariosto e Leopardi, e lo lascia con un unico pezzo di carta recapitata in ritardo di sei mesi al fronte.
 
Ma perché lui? Semplice, è il suo compleanno! Beh, dai una semplice coincidenza di tempo... No.

Allora perché il Titanic? Ancora più semplice... è affondato due anni prima proprio quella notte, tra il 14 e il 15 Aprile del 1912!

Uno dei tanti lacci di fumo con cui Carrisi collega i suoi racconti, una trama che sembra essere finalizzata a spiegare ad una misteriosa donna il fallimento dei suoi più grandi amori di un tempo e di aiutare il medico a superare la fine della sua relazione.
 
Veramente una bella narrazione, parole che sembra di ascoltare invece che leggere, un bel gioco tra realtà e fantasia, che lascia a chi gira l'ultima pagina la voglia di capire cosa ci sia di vero, anche se, come l'autore fa recitare al medico,«La verità non fa per me. Però mi piace immaginarla.»

«...l'unico modo per evadere la realtà è morire»

6 maggio 1937: attraversamento del dirigibile Hindenburg sopra il cielo di New York

Edizioni Longanesi, 2012, pagg. 169, 11,60 €
 

mercoledì 25 aprile 2012

Wildspitze... abbiamo domato la "Punta selvaggia"

Io, Andrea e Fabrizio sulla vetta
Sabato 21 Aprile, verso le 13:00 ero sulla vetta dello Wildspitze, 3.772 m s.l.m, la montagna più alta delle Alpi Retiche orientali, o meglio delle Alpi Venoste (in tedesco Ötztaler Alpen) e la seconda dell'intera Austria.

Per i meno montanari l'Ötztal è famoso per il ritrovamento della mummia nel 1991, il famoso Ötzi, appunto, il pastore del Similaun, considerato il primo essere umano tatuato di cui si abbia conoscenza.
Il ghiacciaio
Pernotto al Gletscher-Landhaus Brunnenkogel  a St. Leonhard im Pitztal, un albergo senza infamia e senza lode, con mezza pensione all'austriaca, alle sette gambe sotto al tavolo. Al nostro arrivo venerdì sera nevica e le nuvole sono basse... La valle non è un granché, chiusa da innumerevoli pareti strapiomabanti con evidenti conoidi di scarico della neve che hanno costretto la realizzazione di diverse gallerie artificiali per non isolare la zona in seguito alle frequenti valanghe. Per il resto quasi tutte attività alberghiere costruite di recente sulla scia della popolarità e del turismo sul ghiacciaio... niente a che spartire con le nostre Dolomiti!
Enrico, la nostra guida
Unica cosa buona che sembra avere questa valle, come ci ricorda Enrico, la nostra Guida Alpina alloctono di Corvara, genovese di natali, sempre prodiga di informazioni e cultura di ogni genere (non a caso è il vicepresidente nazionale... ma io lo voterei anche per ruoli di tipo istituzionale!) , è aver dato gli albori ad uno sciatore come Benny Raich, che ha vinto... tutto e tante volte!
Alla sveglia sabato mattina, Fabrizio, compagno di russata e istruttore volontario del CAI di Udine, uno dei moschettieri che scia meglio, è già in terrazza in mutande a suonare la carica "si è aperto, è bello!".

Colazione e via per una delle prime corse del Gletscherexpress, trenino che da Mittleberg (1.740 m) ci porta sugli impianti del Pitztal Glacier (2.840 m). Sole e neve fresca già dai primi passi ci galvanizzano! Vedo negli occhi di Andrea, altro grande moschettiere di esperienza e grande trascinatore del gruppo, tutta la gioia per quello che ha capito che ci aspetterà.
La salita
Con circa 800 metri di dislivello su terreno facile, nel mondo meraviglioso che rappresenta un ghiacciaio, raggiungiamo la cresta finale (dopo aver sfiorato il congelamento di un paio di dita per scattare qualche foto di troppo!).
La sosta prima della vetta
Corda, ramponi e piccozza! Si raggiunge la cima con un panorama mozzafiato. Sono euforico, non sento nemmeno i quasi 3.800 m di quota che tre anni fa m'hanno fatto abortire la Palla Bianca con i suoi 3.738 metri (beh, iniziavo a vedere il ghiaccio giallo e verde!!!).
Uno spettacolo. Una vista scaccia pensieri rubata in una finestra di bel tempo a interminabili giorni di foschia e precipitazioni (tra l'altro tutti i miei complimenti vanno ai progressi della meteorologia, sono stati in grado di prevederla con esattezza!).
La vista dalla vetta

La meta
La discesa si effettua lungo il percorso di salita, continuando poi nella lunghissima valle fino al parcheggio delle auto, 2.000 m di dislivello nella polvere, 15,6 km con tratti di grande soddisfazione e bellissime firme lasciate sui pendii (ah, non fosse stato per l'affanno e la mancanza di fiato che mi rovinato la sciata!).
Una Weizenbier è la giusta conclusione di una esperienza così bella e di soddisfazione che rimarrà nella mia mente per parecchio tempo.
P.S. Moschettieri, per la prossima gita... allenatevi anche un po' con il calcino!


Uno dei crepacci
Andrea


martedì 10 aprile 2012

Be, have... behave!

Ridendo e scherzando, senza alcuna velleità, la mia mente mi ha messo di fronte ad un aspetto che ho paura faccia parte del mio carattere.
Durante una conversazione in inglese ho avuto difficoltà a trovare il verbo per tradurre "comportarsi"...  quando ormai non serviva più e credevo di essermi già dimenticato di questo dubbio, più precisamente già rilassato a letto, la mia mente se ne esce con un banalissimo "behave"... ma come fai a non ricordarlo! Più facile di così, è la composizione delle due parole più usate in tutte le lingue... essere e avere, to be e to have... ma certo, si sa che l'inglese è concreto, comportarsi cos'è se non un tendere all'essere o all'avere.

Nuda e inesperta come una bambina, la mia mente ha cominciato a filosofeggiare sul legame tra comportarsi, essere ed avere.

Ma certo, dai, pensa a una conversazione. Il tuo comportamento, le tue risposte, saranno sicuramente influenzate da chi e come sei se reagisci spontaneamente, altrettanto si può essere influenzati da quello che si ha o da cosa si vuole ottenere dalla conversazione.

Pensa alla conoscenza, alla cultura fine a se stessa, che ti appaga anche solo a livello mentale, come il piacere di un bel film o dell'ultima pagina di un libro, oppure pensa alla conoscenza come possesso di informazioni, utili per qualsiasi tipo di baratto o forma di marketing di se stessi.

Senza andare su banali diatribe politiche o altrettanto facili buonismi caritatevoli, a me interesserebbe capire come mi comporto, quanto il mio "avere", la mia avidità, la mia ricerca di autorità e ragione, la mia bramosia, il mio amore come oggetto e non come atto di amare influenzino il mio comportamento e mi portino lontano da chi sono, da mio "essere".

Davanti ad un bel fiore, come mi comporto? Sento la necessità di coglierlo per averlo e mostrarlo oppure resto in estatica osservazione per godermi quello spettacolo?

Un amore come lo vivo? In maniera condizionata, con gelosie e senso di possesso, oppure come vero e proprio atto d'amore, lasciando l'altra persona libera di essere e amando quello che è?

Ho letto che la propensione verso l'uno o l'altro dei due comportamenti nasce dentro di noi da neonati in maniera quasi casuale.

Se piangi perché hai fame e la pappa ritarda per futili motivi o piangi perché hai sonno e qualcuno col pretesto di calmarti non la smette di starti addosso, piano piano ti sposti verso l'"avere", verso il desiderare che non viene appagato subito. Nella vita quindi non amerai desiderare a lungo e cercherai di giungere in tempi brevi agli obiettivi e quindi ti coinvolgerai con persone che appagheranno velocemente le tue esigenze. Una volta soddisfatte però cercherai attivamente nuovi possessi, nuovi appagamenti.

Di contro, se la mamma ti porta la pappa quando non hai fame, ti costringe a mangiare, vengono violati i tuoi desideri, ottieni quello che non vuoi. Questo ti porterà ad amare il desiderare più che l'ottenere ed a raggiungere i tuoi obiettivi in tempi più lunghi. Quindi ti coinvolgerai con persone che non appagheranno le tue esigenze, e se verranno soddisfatte cercherai nuove fonti di desiderio in maniera passiva, lasciando che gli altri guidino il gioco per aumentare il desiderio il più possibile.
Ho paura a darmi una risposta anche se so benissimo verso cosa sono più orientato.


Spero davvero sia solo filosofia o psicologia spicciola, un esercizio quasi come la lettura di un oroscopo... perché guardarsi indietro fa male, avanti sempre peggio... non può essere tutto racchiuso in questi schemi, anche se ci guardi dentro e ti ci rivedi... è pura ipocondria...

Io lo so già che esiste qualcosa che mi riempie, che non mi fa sentire incompleto, che fa perdere di significato allla predominanza di desiderio o possesso... tutto sta nel riconoscerlo e nell'accettarlo.

Comunque domani faccio quattro urli alla mia mamma... tutta colpa sua!

domenica 4 marzo 2012

Caro amico ti scrivo, e siccome sei molto lontano più forte ti scriverò.

Ciao Lucio,
oggi il tuo funerale. A uno come te, che ti sei sempre divertito a giocare con la vita e a prenderla per la coda tanto un giorno dovrà finire, sembrerà normale, ma per me c’è un fondo di ironia… 4 Marzo 1943, tutti sanno quando sei nato… e adesso, 4 Marzo 2012, trentamila persone festeggeranno il tuo compleanno, nella tua Piazza Grande, piangendo la scomparsa di un amico, uno strano amico… un vizioso delle parole, un Re Mida della musica, tutto con te diventava musica e poesia.
Come scordare il giostraio zingaro, Sonni Boi che arriva al parco della luna con i cavalli di legno e la sua donna Fortuna…
Sonni Boi ha disegnato sulle braccia la mappa delle stelle.
Di notte va a caccia e con il cavallo raccoglie chi si è perduto.
Anch'io quante volte da bambino ho chiesto aiuto
quante volte da solo mi sono perduto
quante volte ho pianto e sono caduto
guardando le stelle ho chiesto di capire
come entrare nel mondo dei grandi senza paura, paura di morire.
Come uno zingaro seduto su un muro gli occhi nel cielo puntati sul futuro
Dei suoi mille figli non ricorda un viso ne ha avuto uno per coltello
ha fatto un figlio per ogni nemico ucciso.
Sonni Boi non è cattivo ha perfino sorriso guardando
Fortuna accarezzandole il viso.
Li ho visti abbracciarsi come bimbi nel parco della luna

Come non sognare sulle parole di Cara…
Quanti capelli che hai, non si riesce a contare
sposta la bottiglia e lasciami guardare
se di tanti capelli, ci si può fidare.
Conosco un posto nel mio cuore
dove tira sempre il vento
per i tuoi pochi anni e per i miei che sono cento
non c'è niente da capire, basta sedersi ed ascoltare.
Perché ho scritto una canzone per ogni pentimento
e debbo stare attento a non cadere nel vino
o finir dentro ai tuoi occhi, se mi vieni più vicino.........

Come non dedicare al mio amore Stella di mare…
che le stelle della notte fossero ai tuoi piedi
che potessi essere meglio di quello che vedi
avessi qualcosa da regalarti
e se non ti avessi uscirei fuori a comprarti
stella di mare tra le lenzuola la nostra barca
non naviga vola, vola, vola!

Come non sentire colonna sonora di un proprio fallimento Mambo…
cosa faccio nudo per strada mentre piove
e c'è di più, non dormo da una settimana,
per quel cuore di puttana
sono andato al cinema e mi han mandato via
perché piangevo forte e mangiavo la sua fotografia
e tu, e tu
datemi un coltello, un coltello per favore
dov'è quel cuore marziano
se ne è andata sbattendo la porta e avevo in mezzo la mano
dov'è la diva del muto
è una minaccia per tutti il suo cuore, il suo cuore ad imbuto
dov'è, dov'è, dov'è
scende dal tram e si avvicina e fa due passi di Mambo
si sente molto furba e carina dice:
con te non ci rimango
io col cuore in cantina, ma sono un uomo e dico: vattene via
leva il tuo sorriso dalla strada e fai passare la mia malinconia
e porta via gli stracci, i tuoi fianchi e quella faccia da mambo
e quella falsa allegria per trasformare in sorriso anche l'ultimo pianto

Potrei continuare per giorni a cantare i testi delle tue canzoni, quelle che sono state compagne delle mie emozioni e dei miei sentimenti per tutta la vita… ma non credo di averne bisogno, come non ho bisogno di dirti addio, continuerai ad essere parte di me, di quello che sono e di quello che sarò.
Ciao fratello… e come dici tu, è eterno anche un minuto, ogni bacio ricevuto dalla gente che ho amato.
Il mio Lucio Dalla:
-          Stella di mare
-          Cara
-          Il Parco della Luna
-          La sera dei miracoli
-          Mambo
-          Balla balla ballerino
-          Meri Luis
-          Siamo dei
-          Futura
-          Cosa sarà
-          L’ultima luna
-          Tango
-          Piazze Grande
-          L'anno che verrà
-          Caruso
-          Anna e Marco
-          Se io fossi un angelo
-          Soli io e te

-         4/3/1943
-          Henna
-          Ayrton
-          Disperato erotico stomp

... e troppe altre!

sabato 14 gennaio 2012

Il cavallo di legno


Non ci sono spiragli, c'è poca luce, è inutile.
La mente focalizza sui dettagli e reinventa l'insieme.
Si concentra su una parola e riscrive l'intera pagina di un libro.
A cosa serve parlare se esiste un interpretare.
A cosa serve spiegare se non fa comodo capire.
A cosa serve provare se gli attori non sono pronti.
È inutile, tutto inutile.
Ogni gesto è solo un fotogramma di un film senza trama.

Non resta che scendere da questo cavallo di legno, stanotte nessuno raccoglierà chi si è perduto, sedersi sul muro e stare a guardare questo parco senza più cercare di capire.
Ho bisogno solo della mia Marlboro.