martedì 8 novembre 2011

This must be the place (2011)

Scritto e diretto da Paolo Sorrentino.
con: Sean Penn, Judd Hirsch, Kerry Condon, Eve Hewson, Harry Dean Stanton, Frances McDormand.
 
Sean Penn nei panni di Cheyenne
Cheyenne è una rock star, celebre negli anni ottanta come leader del gruppo musicale Cheyenne & The Fellows, che nonostante si sia ormai ritirato dalle scene si veste e si trucca come quando saliva sul palco, ricordando sicuramente Robert Smith dei The Cure, con il look black, capelli cotonati, occhi truccati, rossetto fissato a lungo con un velo di cipria, smalto e Dr. Martens ai piedi. Io comunque ci ho rivisto anche un po’ di Ozzy e, parecchio, Johnny Depp in Edward Mani di Forbice.


Robert Smith frontman dei The Cure
 Con un preambolo del genere la colonna sonora appare molto importante e Sorrentino paga dazio ad una sua passione, i Talking Heads. This must be the place (http://youtu.be/Pekng82ME48) è il titolo di un loro pezzo contenuto in “Speaking in Tongues” del 1983 e David Byrne, oltre a curare la colonna sonora del film insieme al cantautore, per me sconosciuto, Will Oldham, interpreta il ruolo di se stesso nel film.
A me è piaciuta un sacco Lay & Love  dei The Pieces Of Shit (http://youtu.be/9Zg6svDmc6o), band fittizia con brani cantati da Michael Brunnock (ragazzo trovato su MySpace) e scritti dai due artisti.


Eve Hewson

In quanto a spunti musicali, poi, Sorrentino ha voluto abbondare, nel cast troviamo anche Eve Hewson, figlia di Bono Vox degli U2, nel ruolo di una gothic punk fan di Cheyenne a cui è scomparso misteriosamente un fratello.
Ma torniamo al film. Si articola in due fasi.
La prima statica, nella statica Dublino con un Cheyenne fermo nel suo esilio volontario in un piccolo mondo bloccato in un lutto strisciante, legato al fallimento del suo mondo di musica, senza arte, che nonostante tutto lo ha portato ad essere idolatrato ed ascoltato in contenuti che hanno portato solo alla depressione e alla distruzione di alcune vite di giovani deboli. Anche l’emergere di questo aspetto nella depressione e nell’ansia intrisa in Cheyenne, lo vedo come uno scotto da pagare alla francamente inutile esaltazione della contrapposta vena artistica di Bryne. A me lo spettacolo a cui assiste mentre piange il padre (non al suo capezzale ne al cimitero, ma in un locale mentre assiste ad un concerto!!!) in cui Bryne fa sollevare una scenografia mentre canta la canzone fulcro del film ha fatto solo ridere e messo un po’ di tristezza.
La vena artistica di Bryne
La spinta a superare ed a liberarsi della propria immagine viene data a Cheyenne dalla morte del padre, persona che si è rifiutato di conoscere perché aveva deciso in adolescenza che non lui gli voleva bene. La presa coscienza della vita del padre, ruolo che lui ormai non potrà più interpretare, e della sua perseveranza a vendicarsi di una umiliazione subita da un ufficiale nazista, aprono la rock star ad un viaggio introspettivo che lo porterà a diventare finalmente uomo e forse ad una accettazione del suo passato e delle proprie follie.
Si apre cosi la seconda fase, quella del movimento, quella della grande America, quella in cui si passa dal mondo fittizio della musica  a quello definitivo della Storia.  Cheyenne naviga verso New York (ha preferito vedere il padre già morto piuttosto che sfidare la paura del volo, proprio come un bambino, mentre al ritorno prende un aereo fumando una sigaretta, altra cosa di cui non aveva mai avuto necessità, proprio come i bambini) e inizia la ricerca del nazista, che il padre non ha mai portato a termine, e con una astuzia e preparazione che ancora adesso, a sipario calato, non riesco proprio a cucirgli addosso poiché in netto contrasto con i lineamenti costruiti sul suo personaggio, come fedeltà coniugale, altruismo, generosità e spontaneità, riesce ad avere successo, circuendo un amico facoltoso per farsi prestare il preziosissimo Pick-up, una vecchia insegnante di storia, moglie del nazista, e sua nipote, facendola innamorare.
Anche se sono impeccabili la fotografia di Bigazzi e la sceneggiatura di Sorrentino con dialoghi e perle di saggezza meravigliosi, qualcosa mi ha disturbato come dice spesso Cheyenne, ma differenza sua, ho capito cosa, la trama e la leggerezza delle troppe tematiche affrontate all’acqua di rose.
Seguiamo uno straccio di Olocausto, ma come il protagonista, Sorrentino sembra ammettere di non saperne poi molto, accenniamo appena altri temi su sfondo razziale, come quello degli indiani d’America, ridotti in silenzio nelle loro riserve sulle Montagne rocciose (ricordiamo il passaggio sul Pick-up al distinto e silenzioso signore indiano che scende di corsa e si addentra nella riserva… a proposito il furgone si chiama Big Horn, vi dice niente!) e addirittura penso di vedere nella scena del bisonte una rappresentazione della capacità dell’uomo di nuocere avendone provocato l’estinzione.
Insomma, un sacco di spunti anche interessanti (abbiamo addirittura conosciuto l’inventore del Trolley!!!), un sacco di riflessioni (l’innocenza della nipote del nazista, l’armaiolo filosofo che spiega il legame fra assassinio e impunità, la vendetta umanamente condivisibile unica capace di redimere un’umiliazione) trattate però in maniera discontinua e poco approfondita. Un potpourri di argomenti, trattati in ascensore o in un fast food, divertente ma un po’ deludente vista la presunta fama di opera d’arte.
Cheyenne e il suo trolley, la sua "coperta di Linus"
Poi, va bene che non sono un esperto, ma ho dovuto ragionarci molto uscito dalla proiezione per avere risposte a molte domande a cui non mi sembrava di aver avuto risposta.
Adesso che ci penso, una ancora mi è rimasta… mentre lui si sbronza a Jägermeister, un flash di regia ci fa vedere la moglie correre incontro a qualcuno che pare essere ritornato, ma chi? Il fratello della fan? Ma se la madre nelle ultime scene del film è ancora li alla finestra ad aspettarlo? Chi mi da’ una mano? (Scena finale http://youtu.be/-j8ggBWBx-M)
In chiusura la colonna sonora:
1.            Gavin Friday - Lord I'm Coming
2.            The Pieces Of Shit - Lay & Love
3.            The Pieces Of Shit - Open Up
4.            Mantovani & His Orchestra - Charmaine
5.            Daniel Hope, Simon Mulligan - Spiegel Im Spiegel
6.            Trevor Greene - This Must Be The Place (Naive Melody)
7.            David Byrne - This Must Be The Place (Naive Melody) (Live)
8.            Julia Kent - Gardermoen
9.            Jonsi & Alex - Happiness
10.          The Pieces Of Shit - Eliza
11.          Iggy Pop - The Passenger
12.          The Pieces Of Shit - You Can Like It
13.          Brooklyn Rider Achille's Heel - Second Bounce
14.          The Pieces Of Shit - If It Falls It Falls 
15.          Gloria - This Must Be The Place (Naive Melody) 
16.          Nino Bruno e Le 8 Tracce - Every Single Moment In My Life Is A Weary Wait
17.          The Pieces Of Shit - The Sword Is Yours

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